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É inutile che sperimento robe elettroniche, il Rap grezzo mi gasa di pi​ù​.

by Flavio Zen

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1.
MI INNAMORO OGNI DUE SETTIMANE Mi costruivo i modellini con fermacampioni e cartoncini se non c'erano soldini per comprare giocattoli veri. E sono ancora un bambino ma con giocattoli più estesi, che hanno un'estensione ".wav" o ".jpg". E vedo soul in ogni cosa che vedi nella merda e nel fango. Coltello, estraggo l'anima dell'aglio, tipo scavare fossi in alto oppure scalare vette talmente alte che il ciclo parte dal fondo! Mi prendo per il culo, come tutti in fondo. Infondo perle ai porci, i finti saggi di oggi compreso me, che ho compreso che la voglia di sapere è un male se il sapere ed il male non hanno limite tangibile. Tocco un argomento fraintendibile, starai pensando che mi stia schierando. Ed ora pensi che voglia farlo lo stesso, ma dall'altro capo, non so se mi segui. Bene e male sono identici, tipo gemelli. Va bene m'insalivo l'indice e ribalto il foglio, non voglio manco sfiorare un tema bigotto se le parole hanno senso solo per chi le conia, e chi le ascolta associa una propria memoria personale tanto da franare ogni definizione di linguaggio universale. E se dico "sale" vedi "scale" oppure pensi a magiare. Che senso ha continuare a parlare se non riuscirò a farmi capire? Ecco, perfetto, adesso suona l'eco di un lamento vittimistico, tipo: "tutti mi odiano, nessuno mi vuole con sè perchè faccio casini, piango sui cuscini o quando guardo serie tv per bambini". Getto la spugna e cambio meta, non voglio più fare questa roba con l'intenzione che sia compresa, tipo pretesa. Anima da esteta, espongo ogni mia debolezza con carima tanto vi basta solo la scorsa, drogati fotta, tossici di orpelli colorati e filtri su lenti di occhiali! Ma vedi te se devo stare a sfondarmi con queste pare che già mi innamoro ogni due settimane. E mia madre lo ripete ogni volta: "Quanto prima il cielo muta in pioggia, tanto prima smetterà". per questo lascio sempre a casa gli ombrelli, anche perchè, quelli che abbiamo sono quasi tutti rotti.
2.
LICANTROPIA E dimmi adesso come faccio a stare in piedi mentre inciampo su montagne d'indumenti di valigie che disfaccio? Non ho il coraggio di rifarlo, stavolta per avermi dovresti usare un legaccio stretto come un cappio, sguardo freddo ghiaccio e taccio. Baci a stampo. Ma la realtà è che non c'è scampo, non ho la testa di restare a fianco a qualcun'altro se nemmeno so dove sto andando nel contempo. Mi muovo lento ma su frequenze alte, come questo sample, luna e proiettili d'argento: licantropia. Evoluzione oppure disfrenia? Tramutamenti mi confondono e distolgono lo sguardo mentre so soltanto fare ironia: schizofrenia. Il fatto è che non voglio compagnia, lasciami stare ma non te ne andare che non ho nessuno per parlare, spalle da abbracciare. Con l'incoerenza mi faccio gli impacchi, cellofan prima di addormentarmi, 'sticazzi! Non ho nulla da dimostrarmi e dimostrarti oppure fingere di avere le palle giganti, cercavo solo pochi raggi di sole vaganti.
3.
HO QUELLO CHE SERVE Vivi di lividi vividi e graviti attorno ai tuoi limiti contaminati da composti chimici affini coi modi di chi annuncia divi misti a crimini, culmini di minimi abomini uomini aguzzate i canini. Burattini vestiti da gentiluomini negli anni domini degli "eremiti super-uomini". Ribalti ciò che possiedi e corri a guardarti sugli spalti di blandi campi di sogni aridi. Confondi te stesso e gli altri con gli stessi argomenti basati sui grandi rimandi ancestrali demagogistici, predisponiti a fruire invece di umiliarti provando i vari tentativi di alienarmi. Non è così che fai valere le tue arti, calmati! Respiri lunghi e distanti. Se pensi a quello che vuoi dirmi invece di ascoltarmi non hai modo di notare i miei eventuali sbagli. Rit (OperaSilenzio): Sono i gesti che tu non noterai mai a consentire ad un fallimento perdita di tempo. Io ho quello che serve a farmi avanti, io ho quello che ci rende meno distanti. "Io non ho flow, ho una flotta di mufloni in fotta" basta, fine della botta di autostima stolta. Ricorda: le esagerazioni di gesta d'ogni sorta servono a blandire la vanità della scarsa sicurezza (scoperta l'acqua calda). Sappiamo bene tutti quale leggenda si narra su chi abbaia, su chi sovrasta, su chi ti esalta entusiasta e devasta il tuo ego e calpesta la sua dignita. State alla larga, che ho vasta sensibilità e potrei cascare a pieno dentro questa vostra abilità! Tempi di siccità per chi senza elasticità si presta alla loquacità con meschinità infinita. Eredita i pregi di tempi sterili e convertili in utensili duttili utilizzabili, come proiettili spara senza freni e prenditi ciò che ti meriti, tanto c'è spazio per tutti di questi tempi. Rit (OperaSilenzio): Sono i gesti che tu non noterai mai a consentire ad un fallimento perdita di tempo. Io ho quello che serve a farmi avanti, io ho quello che ci rende meno distanti.
4.
UNA VOLTA CONOSCIUTO IL FREDDO Flavio Zen: Dimmi com'è stare in silenzio perchè non ci riesco, tipo: restare in equilibrio senza baricentro. Voglia di fare? Certo. Ma in mezzo a "voglia" e "fare" c'è soltanto una preposizione semplice (come l'oceano). Semplice un cazzo, ero sarcastico, mastico le bugie caramellate di un divario troppo ampio. "Pensiero" ed "Atto"? Resto o riparto? Intanto, adesso metto l'acqua per la pasta, così almeno mangio. E' tutto un gioco di assonanze, quando voli troppo in alto ma sei solo un gatto che s'incastra all'albero, cercando di soddisfare le manie che ti spingono a salire dentro un mondo bidimensionale. Pensa a camminare e a fare, perchè l'idea geniale è similare a una pippa mentale. Ascolta bene quando parlo, perchè io non rappo nè spacco, ascoltati Noyz Narcos. Rit (OperaSilenzio): E brucia l'aria nella mongolfiera ma non è detto che essa salga in alto, una volta conosciuto il freddo, anche se caldo dentro, il loro rapporto è inverso. Pare chiaro, ma sempre complesso. Come dire che sei unico ma non sei diverso, come dire che conosci il mondo ma stai ancora ridendo, come dire esco e farne un evento. Sam CP: E' l'ora di tagliare corto, fili di un circuito già morto, ogni problema è come Gesù Cristo: risorto. Denti stretti, deterrenti sui terreni ardenti se ti senti border-line nei tuoi commenti. Da quando vedo grigio nelle vene nè sangue nè ossigeno. Sotto sonnifero. Sono un fiammifero spento, alla prima folata di vento nemmeno parto e rallento. Ancora quì che ti aspetto, sbatto se guardo continuamente dentro lo specchietto. Pesante per il filo su cui cammino, non sto in disco, ma continuo a fare il disco-ntinuo. Se il meccanismo s'è rotto io me ne fotto, guardo le borse agli occhi ma non ciò che passa sotto esame. Un lupo deve avere fame per strappare la carne non puoi idealizzare. Rit (OperaSilenzio): E brucia l'aria nella mongolfiera ma non è detto che essa salga in alto, una volta conosciuto il freddo, anche se caldo dentro, il loro rapporto è inverso. Pare chiaro, ma sempre complesso. Come dire che sei unico ma non sei diverso, come dire che conosci il mondo ma stai ancora ridendo, come dire esco e farne un evento.
5.
SENZA BRACCIOLI Soulcè: Dove li ho messi i sogni? Stanno cantando sotto casa tua e tu manco te ne accorgi. Vivo le notti come pausa dopo gli "oggi" e i "domani" li afferro se strizzo gli occhi, tu dormi? Dormi bene che se no il problema è doppio: svegli tutti e due, parliamo troppo. Fuori dai cunicoli dell'ovvio ci muoviamo come cani che si studiano e si mordono quando non si sopportano più. E tra noi due chi è il più grosso? Chi è che avrà la meglio in questo bosco? Chi è che non capisce dov'è ch'è sepolto l'osso? Chi è disposto a cedere il suo bossolo al prossimo, io o tu? E' una guerra virtuale, quì non ci sono mani per provare il rito dell'altare, quì non ci sono sacerdoti nè puttane, nè giocattoli nè pane e nè stoffa, s'annega a mare. Rit: Senza Braccioli come faccio? Senza te in braccio come faccio? Non mi piaccio. Senza Braccioli come faccio? Se non ti piaccio come faccio? Non mi piaccio. Senza te in braccio come faccio? Senza te in braccio come faccio? Non mi piaccio. Senza Braccioli come faccio? Senza Braccioli non mi piaccio più. Flavio Zen: Nell'era in cui non v'è più notte sogno col sole e scrivo anche stanotte, quasi a voler dissipare ogni dettame spazio-temporale. Colgo l'occasione per pensare che il bisogno primordiale l'ho truccato in modo magistrale. Allora, cosa è naturale o artificiale quando l'ego non dà spazio nè aria per respirare? Sono un personaggio teatrale architettato con l'intento di attirare ciò verso cui sono attratto. Avanti non si fa nemmeno un passo, sia mai che dia l'impressione di essere debole e sciatto, no! L'ipocrisia mi sta avvolgendo. Senza braccioli come faccio a risalire a galla in un balzo? E tra noi due chi è il più falso se credo nel concreto e possiedo invero l'astratto? Sono un costrutto sociale sottratto alla propria morale, messo a camminare scalzo. Rit: Senza Braccioli come faccio? Senza te in braccio come faccio? Non mi piaccio. Senza Braccioli come faccio? Se non ti piaccio come faccio? Non mi piaccio. Senza te in braccio come faccio? Senza te in braccio come faccio? Non mi piaccio. Senza Braccioli come faccio? Senza Braccioli non mi piaccio più.
6.
SPOGLIATI O CAMBIATI GLI ABITI Non sono certo il più indicato se si tratta di filosofare, non ho condotto nè conduco una vita esemplare ma amo pensare. A volte mi esce bene, a volte male, anzi, non è vero, mi esce male quando il modem è acceso, Su', dai dimostrami che sei diverso. Sorri attraverso l'universo fra energie fuori da spazio e tempo? No. Sei esattamente come me, o forse peggio dal momento che ti senti vittima di te stesso. Su', dai difenditi e dammi del torto, anzi no, la TV ti ha educato all'arte del Silenzio. Ilchè sarebbe saggio sotto un certo aspetto, ma stiamo parlando di tutt'altro: quà non pensiamo affatto. Quà dentro manco mi ci addentro, discorsi masticati da dieci anni fino al rigetto. Ah! Non ho più sogni nel cassetto, m'hanno contagiato fino al punto che ora credo d'essere perfetto. Rit: (Spogliati o cambiati gli abiti sdraiati e parti dall'ABC) Biasimi gli altri, ma sappi che scappi dai filtri che applichi agli specchi quando ti ci guardi. Se vuoi conoscerti allenati a riconoscerti dentro ai riflessi degli occhi degli altri mostrandoti interessato a migliorarti. Ma "non c'hai sbatti" e parli come mangi. Badi a come spettacolarizzarti in mezzo a tanti altri con i tuoi medesimi intenti, promuovi eventi su fatti del tutto inconsistenti. Controlla bene gli affluenti come ad accertarti che tutti credano a ciò che ostenti, massa di dementi! Come pretendi che mi lasci insultare dai tuoi giochetti eloquenti, per dimostrarti ciò che manco sembri? Ed è proprio in questi momenti che vorrei schiaffeggiarmi, perchè so che mi fraintendi. Fanculo i social network e tutti gli utenti! Ogni parola o pensiero viene filtrata secondo clichè da bassifondi. Rit: (Spogliati o cambiati gli abiti sdraiati e parti dall'ABC)

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released November 1, 2013

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Flavio Zen is just another dreamer in a sea full of sleeping. Find a way to bring the illusion of a dream in the concrete is not just only a colorful hobby. Is a need. The most important of needs, here specifically I try to do it through music.
A hug, Flavio Zen.
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